Enotorismo in Italia: cinque cose che forse non conosci. Come si svolge un’esperienza di enoturismo? Quali sono le origini? Scopritelo continuando la lettura.
Enogastronomia e turismo rappresentano un binomio che riscuote sempre più successo tra il pubblico. La possibilità di unire la passione per i viaggi e le escursioni al buon vino e cibo sta facendo riscoprire a molte persone il piacere dei celeberrimi “antichi sapori”.
La produzione vitivinicola italiana non ha eguali per qualità (nonostante altri paesi dicano il contrario!) e da qualche tempo sono le stesse aziende che vogliono letteralmente “aprirsi” e condividere la propria storia con i visitatori. Questo è l’enoturismo e adesso scopriamo insieme cinque curiosità su questo bel modo di vivere il mondo del vino.
1) Come si svolge un’esperienza di enoturismo?
L’obiettivo principale dell’enoturismo è avvicinare il mondo dell’imprenditoria del vino al pubblico, coinvolgendo quest’ultimo direttamente con visite guidate e degustazioni in loco. In altre parole, si tratta letteralmente di rompere gli schemi: non più cliente da un lato e azienda dall’altro “collegati” solo dal prodotto e, per di più, spesso tramite un intermediario.
Le visite guidate presso le aziende vitivinicole mettono in diretto contatto produttori e consumatori, permettendo soprattutto ai primi di farsi conoscere e spiegare come nascono i loro prodotti. Per esempio, un classico tour prevede visite ai vigneti, al reparto produzione, alle cantine e ad altri locali fonte di interesse per il cliente.
Di solito, a quest’ultimo vengono offerte degustazioni guidate da sommelier o altre figure che accompagnano il pubblico nell’esperienza, descrivendo metodi d’assaggio e la storia del vino.
2) L’eccellenza vitivinicola italiana e l’UNESCO
Per una tradizione culturale e produttiva legata ad un determinato popolo essere inserita nella prestigiosa Lista dei Patrimoni mondiali dell’Umanità è un traguardo senza eguali. L’Italia, naturalmente, la fa da padrone in questo campo e diverse eccellenze enogastronomiche del Belpaese sono state selezionate per far parte della suddetta Lista.
Per esempio, luoghi incantati come i paesaggi vitivinicoli del Piemonte (Langhe-Roero e Monferrato) o le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene ne fanno parte ma l’elenco non è certo esaustivo. Anche alcune tecniche produttive sono nella Lista come, per citarne una nota, la pratica agricola della vite ad alberello di Pantelleria.
Poi, oltre al prestigio, non è da ignorare il ritorno economico e mediatico. Nel momento in cui una o più culture del vino italiane vengono prese in considerazione dall’UNESCO ne risente positivamente l’intero comparto. Turisti nazionali ed esteri saranno ancora più incuriositi da tali eccellenze e di certo non se le lasceranno perdere.
3) I numeri dell’enoturismo in Italia
In quanto eccellenza del made in Italy non sorprende che il settore del vino produca un enorme giro d’affari sia nel mercato nazionale che su quello estero. Non bisogna solo guardare alla vendita ma a tutta la filiera produttiva, ormai sempre più “corta” proprio grazie all’enoturismo che permette alle aziende di vendere direttamente al pubblico le proprie produzioni.
Ad ogni modo, secondo la rivista online I Grandi Vini, l’enoturismo in Italia muove una cifra record pari a 2 miliardi e mezzo di euro l’anno con almeno 14 milioni di turisti. Si tratta di numeri che sono cresciuti subito dopo lo stop imposto dalla pandemia e che dimostrano -ancora- che l’agroalimentare in generale non conosce crisi. Inoltre, questo fenomeno ha avuto una rinascita proprio durante il periodo di restrizioni internazionali.
Molti italiani scelsero all’indomani dei primi “via libera” tra regioni di riscoprire il territorio proprio grazie agli agriturismi, alle aziende agroalimentari e ad altre esperienze simili. Non sorprende quindi che l’enoturismo da allora sia in forte crescita a beneficio, tra l’altro, di centinaia di migliaia di posti di lavoro.
4) Le origini del fenomeno
Anche se l’enoturismo sembra una tendenza degli ultimi anni in realtà le prime esperienze di promozione “sul campo” della produzione vitivinicola risalgono ad almeno un trentennio fa. Pioniere in questo senso furono le associazioni Città del Vino e il Movimento del Turismo del vino che grazie ad un’opera incessante di promozione, risalente alla fine degli anni Ottanta, fecero penetrare tra il pubblico il concetto di turismo legato al mondo del vino.
Da allora, fenomeni come la globalizzazione, la concorrenza sleale e la massiccia presenza di vini esteri in Italia spinse i produttori nazionali a ideare esperienze via via sempre più vicine al pubblico al fine di azzerare ogni distanza, come accade ora. Nel tempo, l’appoggio dei Ministeri coinvolti e delle associazioni di categoria ha permesso all’enoturismo di crescere esponenzialmente.
Oltre all’aumento dei posti di lavoro un altro aspetto poco considerato è stato l’aumento di corsi mirati sia a formare figure professionali del mondo del vino che per far avvicinare i “profani” al mondo della produzione e delle degustazioni.
Per concludere, va rilevato che a onor del vero l’enoturismo inteso come marketing del vino rivolto al pubblico per portarlo nelle aziende risale alla fine degli anni Settanta quando negli Stati Uniti nacquero i primi progetti e concorsi a tema.
5) L’enoturismo del futuro: la sostenibilità e il digitale
Un must imprescindibile nel mondo dell’agroalimentare moderno è l’attenzione alla sostenibilità, all’economia circolare e le tecnologie green. Non solo il mercato ma è il pubblico stesso a “pretendere” dai produttori, a maggior ragione da quelli dell’agroalimentare, serietà ed efficienza sui grandi temi ambientali. Dal fotovoltaico alle biomasse, i produttori del vino moderni stanno mettendo in campo ogni sforzo per rendere le proprie aziende ecosostenibili.
Nei tour le guide aziendali non mancano di sottolineare questo aspetto, tenendo conto della richiesta dei clienti di prodotti rigorosamente biologici e privi di qualsivoglia agente inquinante. Infine, sempre di più la green economy si accompagna alla digitalizzazione. Secondo quanto riportato dal XVIII Rapporto dell’Osservatorio sul Turismo del Vino (2022), l’enoturista contemporaneo ricerca esperienze che non rinuncino al lato digitale.
Per le aziende del vino avere siti web all’avanguardia, presenza sui social e poter contare su esperti di big data e marketing oggigiorno è imprescindibile. Senza contare che, come riporta ancora il Rapporto, l’enoturista in media ha meno di 35 anni e predilige esperienze brevi e all’aria aperta.
Per venire incontro ad una clientela che, in ogni caso, resta pur sempre trasversale, le aziende cercano di coniugare il valore della tradizione con i nuovi strumenti dell’innovazione per promuovere una sana cultura del vino.
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