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Vino Biologico sostenibilità certificata

Vino biologico sostenibilità certificata

Vino biologico: sostenibilità certificata. Secondo il regolamento europeo, affinché un vino sia biologico è necessario che:

  • l’uva sia coltivata senza l’uso di sostanze chimiche come fertilizzanti e pesticidi, e con modalità rispettose dell’ecosistema sviluppatosi nel vigneto
  • è concesso per i trattamenti fitosanitari l’idrossido di rame a sola funzione fungicida
  • che si seguano specifiche regole di vinificazione (tra cui anidride solforosa inferiore o uguale a 100 mg/L per i vini rossi e a 150 mg/L per i vini bianchi e rosati), assenza di specifiche pratiche di vinificazione e rispetto di alcuni parametri in caso di trattamento termico e filtrazioni 

Che significa sostenibilità certificata?

Seguire un regolamento porta con sé la responsabilità di attenersi ad un protocollo di produzione standardizzato e l’obbligo di tenere tracciabilità dei prodotti utilizzati in tutte le fasi di produzione, dal campo alla bottiglia. Per questo motivo un vino biologico ha una sostenibilità certificata.

Sulle etichette dei vini biologici è riportato un logo che ne garantisce la produzione biologica. Ovviamente tale logo è concesso solo ad aziende iscritte ad uno specifico registro nazionale, consultabile a questo link, ed è soggetta annualmente ai dovuti controlli da organismi di certificazione che verificano la conformità delle procedure adottate in azienda con il Regolamento europeo.

Logo biologico

Che differenza c’è tra vino biologico, vino naturale e vino convenzionale?

La differenza principale tra vino biologico, vino naturale e vino convenzionale sta nelle pratiche di produzione, compresa l’uso dei lieviti per la fermentazione alcolica. Il vino biologico segue rigide regolamentazioni europee per l’agricoltura biologica. Questo significa che viene prodotto in modo sostenibile, senza l’uso di sostanze chimiche di sintesi, né nei vigneti né durante la vinificazione. Il vino naturale, spesso enfatizzato come un’alternativa più pura, è in realtà una mossa di marketing. Non esiste – e non potrebbe esistere – una definizione ufficiale di “vino naturale” e, nonostante possa sembrare più genuino e sostenibile, potrebbe non esserlo affatto. Leggi di più sui vini naturali in questo articolo. Infine, i vini convenzionali seguono pratiche standard di produzione, senza restrizioni sull’uso di prodotti chimici.

Nei vini convenzionali, vengono utilizzati lieviti selezionati di qualsiasi origine, sia naturale sia chimica, selezionati in laboratorio. Nel caso dei vini biologici, possono essere utilizzati esclusivamente lieviti di origine organica, anch’essi certificati biologici e selezionati per offrire la migliore espressione organolettica dei vini. Nei cosiddetti vini naturali, i lieviti non vengono aggiunti al mosto, ma le fermentazioni partono spontaneamente con i lieviti autoctoni, ovvero presenti sulle bucce delle uve. Questo significa non avere alcun controllo sulla fermentazione alcolica e il risultato della vinificazione è del tutto imprevedibile. Scegliere di affidare al caso una fase non scevra da rischi per la salute dei consumatori, come la fermentazione alcolica del mosto, non può essere considerata una scelta in favore di un vino più genuino e distintivo.

Nel vino biologico sono presenti i solfiti?

I solfiti sono presenti e sono ammessi, ma in quantitativo limitato e inferiore rispetto ai vini convenzionali.

I solfiti, prima ancora che allergeni, sono dei conservanti con un importante ruolo antiossidante, antibiotico e antisettico e sono anche già naturalmente presente nei vini.

L’utilizzo che ne facciamo in azienda è in due fasi:

  • durante la pigiatura, in modo da eliminare eventuali patogeni presenti sulle uve, che, come si sa non vengono lavate dopo la vendemmia
  • in fase di imbottigliamento, appunto, per garantirne la conservazione in modalità sicura per il consumatore.

I solfiti fanno male quando se ne fa un uso eccessivo in fase di vinificazione, ad esempio per riparare a danni o difetti presenti in uve non sane e che vengono ugualmente utilizzate per ottenere vino.

Nel nostro caso, il problema si risolve scartando le uve danneggiate o non sane.

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