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Vino, Coldiretti 1 bottiglia su 2 da Italia, Francia e Spagna

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Vino: Coldiretti, 1 bottiglia su 2 da Italia, Franca e Spagna. Prandini: bene alleanza contro allarmi in etichetta.

Secondo quanto riporta il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, almeno una bottiglia su due prodotte nel mondo proviene dall’ideale trittico europeo formato da Italia, Francia e Spagna. Si tratta di un traguardo commerciale importantissimo in un comparto dove non manca la concorrenza con i vini provenienti dall’America Latina e persino dall’Australia e dagli Stati Uniti. I paesi europei citati, tra cui figura orgogliosamente il nostro, trainano con il loro successo anche il mercato europeo.

Le allarmanti proposte dell’UE

Proprio da Bruxelles però arrivano non poche preoccupazioni per i produttori di vino italiani, francesi e spagnoli. Dal 2021 l’Unione europea, e in particolare la Commissione, ha messo in agenda il perfezionamento di una strategia europea per la lotta al cancro (Cancer Plan) le cui intenzioni sono certamente nobili ma la cui applicazione ha suscitato qualche perplessità. Tra le proposte in discussione vi era anche il sensibilizzare i consumatori sull’abuso di alimenti e bevande considerati dannosi come nel caso dell’alcol, il cui consumo avrebbe dovuto essere paragonato al fumo delle sigarette. Com’è facile intuire, tra tassazioni aggiuntive, pubblicità negativa, divieti e limitazioni varie, la vita per i tanto amati vini e per le birre non sarebbe stata in discesa.

Il metodo prescelto era l’applicazione di etichette su questi prodotti, vino compreso, contenenti un “allarme”. Tuttavia, la proposta si è poi arenata nel febbraio 2022, quando il Parlamento ha infine optato per etichette più dettagliate ma senza quel tipo di avvertenza.

L’iniziativa, però, è stata ripresa dall’Irlanda che ha notificato all’Unione l’intenzione di apporre sulle etichette dei propri prodotti alcolici diciture “allarmistiche” sulle possibilità di contrarre malattie al fegato e altri patemi simili. Il periodo di moratoria è scaduto lo scorso dicembre e quindi l’Irlanda può adottare le leggi necessarie a tale scopo creando un pericoloso precedente per quei paesi la cui economia si regge sull’eccellenza di questa tipologia di prodotti alimentari.         

La risposta del governo italiano

A sua volta il governo italiano è corso ai ripari, consapevole che da Bruxelles potrebbero arrivare insidiose proposte di estendere l’iniziativa irlandese a tutta l’Unione. Il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha proposto a Dublino di avviare un tavolo di confronto sulla presenza di questi allarmi nelle etichette, coinvolgendo i rispettivi Ministri dell’Agricoltura.

Agli sforzi di Tajani hanno fatto seguito quelli del Ministro delle Politiche Agricole, Francesco Lollobrigida, il quale ha affermato che il governo farà quanto è in suo potere per opporsi ad una proposta che danneggerebbe in maniera irreparabile l’immagine delle eccellenze vitivinicole italiane con ripercussioni a catena anche sull’aziende produttrici e sulle loro maestranze. Pertanto, Lollobrigida ha suggerito un’alleanza tra Italia, Francia e Spagna, mirata a produrre un documento comune per opporsi ai suddetti allarmismi e da sottoporre all’Unione. Inoltre, la deputata Cristina Caretta ha sottoposto alla Commissione Agricoltura della Camera la possibilità di rivolgersi addirittura alla Corte di Giustizia dell’Unione europea. 

L’alleanza è stata molto apprezzata da Ettore Prandini e dalla Coldiretti poiché, senza un’opposizione comune, vi sarebbe il serio pericolo di creare un precedente con il caso irlandese. E nel giro di poco tempo altri Stati membri potrebbero seguirne l’esempio al punto da creare le condizioni per una nuova regola generale.

Il presidente della Coldiretti, inoltre, afferma che per l’Italia in ballo c’è un’intera filiera (da 1,3 milioni di posti di lavoro) altamente specializzata e con un export da ben 14 miliardi di fatturato.  

Vino, Coldiretti: una eccellenza da difendere

Purtroppo, non è la prima volta che la Commissione europea intraprende simili operazioni che, di fatto, penalizzano un settore che fa parte non solo della storia italiana, ma dell’intera Europa sin dalla notte dei tempi. Il vino accompagna la civiltà mediterranea da millenni, è parte integrante dell’omonima dieta mediterranea, patrimonio dell’Unesco e quindi di tutta l’umanità. Non si tratta di una mera opposizione nazionalistica alle politiche europee. Ma, anzi, di un tentativo di salvare un know-how comune che rischierebbe di scomparire nel giro di qualche decennio.

L’intento del nostro governo è quello di trovare una base comune ai grandi paesi produttori di eccellenze e difendere l’immagine di un comparto che si regge interamente proprio sulla qualità e sulla sicurezza del consumatore. Per ora è stata rinviata a fine anno la proposta di esaminare il cosiddetto Nutriscore. Un sistema di classificazione “a semaforo” ritenuto fuorviante dalla Coldiretti per l’elevato tasso di allarmismo che potrebbe creare anche per cibi ampiamente diffusi. La Coldiretti ricorda che il made in Italy del vino produce nel 70% dei casi bottiglie destinate a Docg, Doc e Igt, con il restante 30% destinato al vino da tavola.

Prandini afferma, a tal proposito, che dinanzi a tanta serietà e sicurezza è del tutto improprio associare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dell’Europa settentrionale al consumo consapevole che contraddistingue la nostra cultura. Il vino in Italia, ribadisce il presidente della Coldiretti, è parte della quotidianità, dell’avere uno stile di vita sano ed equilibrato anche psicologicamente. L’esatto contrario è il caso di dirlo, di quanto sostenuto dalle proposte già menzionate.   

Il Cortiglio

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